PREFAZIONE DELL'AUTORE:
Non ho dato un nome ai personaggi in modo che ognuno potesse dargli il nome che vuole. Questa è la mia prima prova,
siate clementi PLEASE
, per quanto riguarda il genere, non è fantasy ma diciamo che ha del fantascientifico in quanto è come un sogno che non si realizzerà mai.
Titolo: Daydreamer
Autore: FairyAutumn
Genere: Surreale/contemporaneo
PG utilizzato: //
Tipo di storia: FF
Pubblicità in news board?: NO!
CAP.1 L'INCONTRO:Lei lo vede, lui è li, in mezzo alla folla, nemmeno sa che esiste, e dentro di sè lei sente che lui mai lo saprà. Ma lei non si perde d'animo, si fa largo tra la folla, si avvicina, trema, piange, suda,
"perchè? Perchè provo queste sensazioni?" si chiede disperata, il cervello ha smesso di funzionare, sarà che quando lo fa siamo più felici? Chissà. Il cuore è impazzito, come fanno certi a dire che è solo un muscolo?
Magari dal punto di vista biologico tutto ciò è dovuto ai neurotrasmettitori e al sistema nervoso autonomo, ma per lei ora è solo magia.
Dio solo sa, quando lo ha creato quanti feromoni ha buttato assieme a lui. La folla è impazzita, grida di donne si fanno largo tra gli spazi angusti della città ma lui resta impassibile, come Zeus sceso sulla terra dopo aver chiamato a raccolta un paio di saette. Lui sa, lui conosce il suo potere, e va oltre la stregoneria è qualcosa che è nata con lui e non morirà mai. Volteggia tra la folla, si avvicina alle transenne, messe appositamente li per evitare che un orda di donne allupate si fiondino addosso al suo bel faccino e al suo delicato corpicino, i due bodyguard gli evitano la fine di Jean-Baptiste Genouille nel famoso libro Profumo (per chi non lo conoscesse, le donne e gli uomini arrivano ad amarlo talmente tanto da mangiarselo, una fine poco carina) tralasciando questo riluttante particolare, le donne sono li, donne bellissime alcune, altre appena bambine, 14-15-16 anni, che piangono per un uomo che potrebbe farle da padre, un uomo che farebbe "sesso" a sua figlia stessa.
Lei si fa largo, spinge, tira pugni, questa è la sua unica occasione per riuscire a vederlo, probabilmente tra pochi minuti lui sparirà nel nulla e tutto finirà come succede sempre in quei sogni bellissimi.
Arriva alla transenna lui è li, in posa per le foto, affaccendato tra i tanti autografi e le tante ragazze che urlano il suo nome, ma lei, lei non riesce a dire nulla, non una sola parola,
"cazzo! ora che c'è l'hai davanti, parla dì qualcosa! Diamine!" si urla tra sé e sé non un verso, non una parola, lui non alza nemmeno lo sguardo, dietro gli occhiali da sole scuri lei non vede nemmeno i suoi occhi, quegli occhi che l'hanno fatta quasi diventare matta,
"per che diavolo te li copri! pensa lei! CAZZO i tuoi occhi sono tutto quello che nella vita avrei voluto vedere e tu li copri? Allora sei proprio un mostro". Mentre lei pensa, lui avanza, è uno spingi spingi continuo.. ma chissà chi le da la forza, chissà, chi le fa partire la scintilla, la mano di lei sfiora la sua mano, lui alza lo sguardo, ma quei maledetti occhiali non fanno trasparire nulla, a quel punto lei dice
"ti prego" da prima la voce le esce come un grido sordo dell'anima, che non riuscirebbe a coprire nemmeno il suono lieve di un ruscello d'acqua, al secondo tentativo la sua voce esce come un grido disperato
"Ti prego!" lui la osserva probabilmente chiedendosi c
osa? cosa caspita vuoi? "
ti prego, voglio solo vedere i tuoi occhi!" avrebbe voluto dire tante cose, troppe per quei pochi secondi. Lui forse per compassione, forse per derisione, alza i suoi occhiali per un millesimo di secondo e li mostra. Lei non vede nulla. Perchè quando desideri qualcosa così disperatamente, quando poi la ottieni non resta nient'altro che un sogno sfocato. Quel millesimo di secondo, che vale più di una vita, lei lo dimenticherà nel momento stesso in cui lo ha ottenuto.
Fa ridere, forse ad alcuni piangere, pensare a qualcuno per cui non significhi nulla in questo modo.
Lui dice qualcosa a chi è con lui, parla sottovoce, e anche se urlasse la sua voce non troverebbe spazio tra quella di tutte le persone che ha attorno. Lei piange e ormai si rende conto davvero di essere solo una, una tra tante, un insignificante donna tra le donne, lui tornerà a casa e di lei non resterà nulla, ma lei, lei, tornerà a casa, e di lui resterà ogni cosa, l'emozione per aver toccato la sua mano le resterà in eterno. I pensieri viaggiano veloci, tutto gira intorno è confuso, la gente la spinge, lui si ferma si gira e la indica. Lei si chiede
"cosa? che diavolo è successo?"Ad un tratto lui sparisce.
Lei si ritrova schiacciata sulla ringhiera, mente molta di quella gente decide di andarsene, di tornare a casa o di andare chissà dove, lei resta li, non lo sa perchè, probabilmente vive uno stato di shock ancora molto forte.
All'imporvviso persa la cognizione del tempo si trova davanti una figura scura, cupa, seria, certo una persona che fa un lavoro pieno di responsabilità, costui la guarda, la scruta, e all'improvviso scoppia a ridere, una di quelle risate di gusto che nessuno potrebbe fermare. Lei si chiede
"per che diamine sta ridendo?" quando d'imporvviso pensa
" O mio Dio, ride di me!" ed era così in effetti, lei si rende conto che lui è uno dei bodyguards, e vorrebbe tanto essere invisibile, vorrebbe tanto non aver detto nulla e non aver fatto nulla ma ormai è tardi, lei arrossisce, quando ad un certo punto lui le dice
" Lui, vuole vederti!" e poi scoppia a ridere "
Forse gli hai fatto compassione!", lei era ferma a una parola V E D E R T I.
"Cosa? Vedermi? Perchè? Cazzo davvero? O mio dio! Aspetta, cosa? No davvero cosa?" disse ad alta voce senza rendersene conto. "
Sto per avere un infarto, ne sono certa!" lui con la delicatezza di un bisonte le dice
"Su, su, muoviti che non ho tutto il giorno, chissà che cavolo gli è preso a quello! Che ci avrà visto in te? Bah, guarda quella biondina che gnocca ha due tette, e lui mi dice di portargli una come te, scusa, non per offenderti, ma cioè vabbè meglio che sto zitto va! Su cammina!" Le ragazze che sono rimaste li la vedono passare aldilà della transenna e iniziano a urlarele ogni cosa. Lui dice
"sono stanco di stare in mezzo a tutte queste cazzo di galline, ehi tu, c'è l'ho anche con te, e lui è più bambino di te, solo che gli piacciono le situazioni strambe, e ti assicuro che per sorprenderlo ci vuole ben altro che un "ti prego" sussurrato come una gallina in calore!", lei si domandò quando questi complimenti sarebbero cessati, ma nella sua testa c'era solo vuoto, e quel tizio poteva dire tutto ciò che voleva, tanto a lei non interessava, stava per vederlo, forse parlarci "
Oddio! E cosa gli dico! Ci vogliono almeno due settimane per riuscire a prepararmi una frase decente in questa lingua del cavolo!" D'imporvviso si bloccò, il suo orgoglio uscì prepotente, e le impedì di fare un solo passo avanti. Guardò il bodyguard e gli disse
"I can't I can't speak" lui la guardò e pensò che lei fosse un'idiota,
"nel caso non te ne fossi resa conto è mezz'ora che vado avanti a parlare la tua stessa lingua, cavolo sei pure idiota oltre che brutta!" lei si disse che doveva essere davvero un idiota per non essere riuscita a comprendere che lui stava parlando nella sua lingua, ma questo non cambiava le cose lei non poteva parlare con lui, perchè lui non era il bodyguard e non conosceva la sua lingua. Così prese in mano la sua vita, e ritornò anche se solo in parte in sè e si rivolse al bodyguard dicendo
"Carissimo, vedo che l'idiozia è una dote che hai acquisito anche tu insieme a me! No, perchè non credo che lui parli la mia lingua, quindi il problema persiste, e a meno che tu non sappia trovare una soluzione, non ne vale la pena portarmi da lui", il bodyguard più stizzito di prima si rivolse a lei
"Se vuoi bambola posso farti io da traduttore! puahahahahah", lei si limitò a dire "
se avrò bisogno del tuo aiuto te lo chiederò".
Entrarono entrambi in una stanza, e lei si rese conto subito che aveva costruito solo castelli per aria, infatti in quel salone, più che stanza, vi erano all'incirca altre 50 persone. A lei venne da ridere per essere stata così sciocca, stessa cosa al bodyguard, ma lui rise sul serio e disse "
Con voi è sempre la stessa storia, vi credete che sia successo chissà cosa, sperate in chissà quale scintilla, e non riuscite a capire che a lui di voi non frega nulla!" Lei si domandò allora per quale motivo si trovava li, poi capì, che lui come tutte le star per conservarsi i fan così faceva foto con alcuni di essi, che erano accuratamente scelti tra la folla, e per accuratamente intendo a casaccio. A lei scoppiò una risata, e tutti si girarono, la guardarono male, non riusciva a fermarsi, e la risata stava diventando sempre di più uno sfogo nervoso, e mi pare ovvio che in quello stesso istante lui in tutta la sua maestosità fregandosene altamente di quante persone c'erano interruppe lo stupore della folla, ma non la risata di lei, che avendolo alle spalle non se ne rese conto. Quando si girò e lo vide, si sentì come una bambina beccata a rubare le caramelle dal punto più alto della credenza. Lui si passò la lingua tra le labbra, come per inumidirle, alzò le sopracciglia e disse
"Chi è il primo?" e si alzò un boato, sembrava di essere alle poste, o ai sindacati quando è il momento di fare la dichiarazione dei redditi, tutti che si accavallano, tutti che urlano, "
SONO IO! SONO IO IL PRIMO!", tutti tranne lei che si sorprese nel vedere che l'anima dell'uomo che aveva idolatrato per anni, era dello stesso colore degli occhi e infondò pensò che in ghiaccio fosse bello, ma solo nei cocktail quando è estate e fa caldo, così abbassò lo sguardo, con la delusione profonda di chi si è appena svegliato da un sogno e ritorna alla realtà. Ma lui non aveva ancora finito di sorprenderla. Lui si prese da bere, e bevve guardando tutte le pecorelle sbavare. Infine disse "
iniziamo" stava li, con le mani in tasca, in tutta la sua statura, e gli occhi di lei vennero attratti da una circostanza che mai aveva immaginato "
Ma che cavolo guardi!" si diceva tra sè e sè, "
Ora finiscila prima che se ne accorga! Ma come fa ad accorgersene, se tutti lo stanno guardando? Beh non mi sembra un buon motivo!", alla fine un gruppo di ragazzette si mosse e si preparò per scattare una foto insieme a lui, una di quelle foto che ti rimane per il resto della vita, una di quelle che fai vedere fiero a parenti e amici, e una di quelle foto in cui quasi sicuramente sembrerai più cesso di quello che sei. Lei non voleva aspettare il suo turno, voleva smettere di sognare e andare via, lui nella maggior parte delle foto non faceva nemmeno la fatica di sorridere e indossava costantemente i suoi occhiali, anche se all'interno non c'era sole. Arrivò anche il suo turno e lui disse
"non ti preoccupare ora li tolgo gli occhiali!" lei accennò un sorriso nervoso e lui si tolse gli occhiali, la strinse in un abbraccio parziale e le disse
"Say cheese!" lui rise e lei rimase imbambolata, stordita, un tizio le fece vedere la foto, ormai era lei l'ultima, le altre ragazze erano già andate via, si rese conto di essere veramente un'oscentià in confronto a lui, era troppo grassa, troppo brutta, troppo tutto, "
beh" si disse "q
uando ti affiancano alla perfezione, non puoi pretendere!" disse che anche se era venuta un mostro andava bene così e il tizio delle foto sussurrò "
alla faccia dell'autostima! Povera te!".
Mentre lei stava per andare via con la foto stretta tra le mani, lui le disse "
Sai, prima, la fuori, eri veramente disperata!" i battiti del suo cuore cessarono per un tempo che le sembrò infinito, quando poi si fece forza e gli rispose "
pensarti vicino a me è stato devastante per la mia psiche." lui ribattè un "
E perchè mai??", "
beh, non saprei proprio come spiegartelo. Non credo nemmeno veramente di star parlando con te adesso!" rispose lei, "
E perchè? Guarda che io sono reale! Sono qui, toccami se non ci credi!" e scoppiò a ridere, lei non ci trovava nulla di buffo, lui dall'alto della sua superiorità stava giocando come il gatto con il topo, e questo la disturbava e non poco, ma se si tratta di giocare, allora tutti devono fare il loro gioco, e solo alla fine si vedrà chi ne uscirà vincitore e chi sconfitto, così lei decise che se lui poteva fregarsene degli altri allora anche lei poteva, così gli si avvicinò a una spanna dal viso, i suoi occhi erano carichi di sfida, stava sicuramente pensando "
Chissà fino a dove vorrà spingersi!" lei non si fece intimidire, e il carattere le uscì allo stesso modo di com'era sparito, lo fissò negli occhi gelidi, e si diede un pizzicotto dopodichè disse "
questa è la realtà, mi dispiace solo di non avere una trottola per dimostrartelo, ma alla vecchia maniera si fa con i pizzicotti e se non mi sveglio significa che è reale e che anche tu lo sei" lui di tutta risposta disse "p
otrei essere anche un fantasma, toccami e constata tu stessa che sono reale!" e la sua risata risunò incessante nelle sue orecchie, lei si chiese che gioco stupido fosse e se faceva così con tutte e se soprattutto quel giorno aveva così tanto tempo da perdere, così disse "
bene vuoi che ti tocco?" lui disse "
Si" tra le risate, così lei si decise a toccarlo, gli prese la mano e la sfiorò, aveva già provato quella sensazione, poco prima, come di tempo che si blocca, di mondo che scompare e tutto sembra così sfocato.
Lui rimase stizzito, una ragazza gli voltava le spalle e se ne andava incurante di lui, come poteva essere possibile?
"
Volevo solo vedere i suoi occhi, sentire l'odore che dà la sua pelle, sentire che profumo ha e metterlo nella cassaforte della mia mente e andarlo a ripescare ogni volta che ne ho voglia, ma non ho nessuna voglia di soffrire per un uomo troppo sicuro di sè che quando vuole una cosa se la prende e basta." pensò lei, infondo lui era così irresistibile,
"se dovessi rappresentare una tentazione o un peccato raffigurerei lui" pensò e si trovò tutto ad un tratto nel vento gelido dell'inverno.
Scusate, se questo testo vi sembra abbastanza idiota come a me adesso, potete dirmelo chiaramente non mi offendo!