Daydreamer, (irreale)

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Fairy Autumn
view post Posted on 26/6/2012, 10:42




PREFAZIONE DELL'AUTORE:

Non ho dato un nome ai personaggi in modo che ognuno potesse dargli il nome che vuole. Questa è la mia prima prova, siate clementi PLEASE :D, per quanto riguarda il genere, non è fantasy ma diciamo che ha del fantascientifico in quanto è come un sogno che non si realizzerà mai.

Titolo: Daydreamer
Autore: FairyAutumn
Genere: Surreale/contemporaneo
PG utilizzato: //
Tipo di storia: FF
Pubblicità in news board?: NO!


CAP.1 L'INCONTRO:

Lei lo vede, lui è li, in mezzo alla folla, nemmeno sa che esiste, e dentro di sè lei sente che lui mai lo saprà. Ma lei non si perde d'animo, si fa largo tra la folla, si avvicina, trema, piange, suda, "perchè? Perchè provo queste sensazioni?" si chiede disperata, il cervello ha smesso di funzionare, sarà che quando lo fa siamo più felici? Chissà. Il cuore è impazzito, come fanno certi a dire che è solo un muscolo?
Magari dal punto di vista biologico tutto ciò è dovuto ai neurotrasmettitori e al sistema nervoso autonomo, ma per lei ora è solo magia.
Dio solo sa, quando lo ha creato quanti feromoni ha buttato assieme a lui. La folla è impazzita, grida di donne si fanno largo tra gli spazi angusti della città ma lui resta impassibile, come Zeus sceso sulla terra dopo aver chiamato a raccolta un paio di saette. Lui sa, lui conosce il suo potere, e va oltre la stregoneria è qualcosa che è nata con lui e non morirà mai. Volteggia tra la folla, si avvicina alle transenne, messe appositamente li per evitare che un orda di donne allupate si fiondino addosso al suo bel faccino e al suo delicato corpicino, i due bodyguard gli evitano la fine di Jean-Baptiste Genouille nel famoso libro Profumo (per chi non lo conoscesse, le donne e gli uomini arrivano ad amarlo talmente tanto da mangiarselo, una fine poco carina) tralasciando questo riluttante particolare, le donne sono li, donne bellissime alcune, altre appena bambine, 14-15-16 anni, che piangono per un uomo che potrebbe farle da padre, un uomo che farebbe "sesso" a sua figlia stessa.
Lei si fa largo, spinge, tira pugni, questa è la sua unica occasione per riuscire a vederlo, probabilmente tra pochi minuti lui sparirà nel nulla e tutto finirà come succede sempre in quei sogni bellissimi.
Arriva alla transenna lui è li, in posa per le foto, affaccendato tra i tanti autografi e le tante ragazze che urlano il suo nome, ma lei, lei non riesce a dire nulla, non una sola parola, "cazzo! ora che c'è l'hai davanti, parla dì qualcosa! Diamine!" si urla tra sé e sé non un verso, non una parola, lui non alza nemmeno lo sguardo, dietro gli occhiali da sole scuri lei non vede nemmeno i suoi occhi, quegli occhi che l'hanno fatta quasi diventare matta, "per che diavolo te li copri! pensa lei! CAZZO i tuoi occhi sono tutto quello che nella vita avrei voluto vedere e tu li copri? Allora sei proprio un mostro". Mentre lei pensa, lui avanza, è uno spingi spingi continuo.. ma chissà chi le da la forza, chissà, chi le fa partire la scintilla, la mano di lei sfiora la sua mano, lui alza lo sguardo, ma quei maledetti occhiali non fanno trasparire nulla, a quel punto lei dice "ti prego" da prima la voce le esce come un grido sordo dell'anima, che non riuscirebbe a coprire nemmeno il suono lieve di un ruscello d'acqua, al secondo tentativo la sua voce esce come un grido disperato "Ti prego!" lui la osserva probabilmente chiedendosi cosa? cosa caspita vuoi? "ti prego, voglio solo vedere i tuoi occhi!" avrebbe voluto dire tante cose, troppe per quei pochi secondi. Lui forse per compassione, forse per derisione, alza i suoi occhiali per un millesimo di secondo e li mostra. Lei non vede nulla. Perchè quando desideri qualcosa così disperatamente, quando poi la ottieni non resta nient'altro che un sogno sfocato. Quel millesimo di secondo, che vale più di una vita, lei lo dimenticherà nel momento stesso in cui lo ha ottenuto.
Fa ridere, forse ad alcuni piangere, pensare a qualcuno per cui non significhi nulla in questo modo.
Lui dice qualcosa a chi è con lui, parla sottovoce, e anche se urlasse la sua voce non troverebbe spazio tra quella di tutte le persone che ha attorno. Lei piange e ormai si rende conto davvero di essere solo una, una tra tante, un insignificante donna tra le donne, lui tornerà a casa e di lei non resterà nulla, ma lei, lei, tornerà a casa, e di lui resterà ogni cosa, l'emozione per aver toccato la sua mano le resterà in eterno. I pensieri viaggiano veloci, tutto gira intorno è confuso, la gente la spinge, lui si ferma si gira e la indica. Lei si chiede "cosa? che diavolo è successo?"
Ad un tratto lui sparisce.
Lei si ritrova schiacciata sulla ringhiera, mente molta di quella gente decide di andarsene, di tornare a casa o di andare chissà dove, lei resta li, non lo sa perchè, probabilmente vive uno stato di shock ancora molto forte.
All'imporvviso persa la cognizione del tempo si trova davanti una figura scura, cupa, seria, certo una persona che fa un lavoro pieno di responsabilità, costui la guarda, la scruta, e all'improvviso scoppia a ridere, una di quelle risate di gusto che nessuno potrebbe fermare. Lei si chiede "per che diamine sta ridendo?" quando d'imporvviso pensa " O mio Dio, ride di me!" ed era così in effetti, lei si rende conto che lui è uno dei bodyguards, e vorrebbe tanto essere invisibile, vorrebbe tanto non aver detto nulla e non aver fatto nulla ma ormai è tardi, lei arrossisce, quando ad un certo punto lui le dice " Lui, vuole vederti!" e poi scoppia a ridere "Forse gli hai fatto compassione!", lei era ferma a una parola V E D E R T I. "Cosa? Vedermi? Perchè? Cazzo davvero? O mio dio! Aspetta, cosa? No davvero cosa?" disse ad alta voce senza rendersene conto. "Sto per avere un infarto, ne sono certa!" lui con la delicatezza di un bisonte le dice "Su, su, muoviti che non ho tutto il giorno, chissà che cavolo gli è preso a quello! Che ci avrà visto in te? Bah, guarda quella biondina che gnocca ha due tette, e lui mi dice di portargli una come te, scusa, non per offenderti, ma cioè vabbè meglio che sto zitto va! Su cammina!" Le ragazze che sono rimaste li la vedono passare aldilà della transenna e iniziano a urlarele ogni cosa. Lui dice "sono stanco di stare in mezzo a tutte queste cazzo di galline, ehi tu, c'è l'ho anche con te, e lui è più bambino di te, solo che gli piacciono le situazioni strambe, e ti assicuro che per sorprenderlo ci vuole ben altro che un "ti prego" sussurrato come una gallina in calore!", lei si domandò quando questi complimenti sarebbero cessati, ma nella sua testa c'era solo vuoto, e quel tizio poteva dire tutto ciò che voleva, tanto a lei non interessava, stava per vederlo, forse parlarci "Oddio! E cosa gli dico! Ci vogliono almeno due settimane per riuscire a prepararmi una frase decente in questa lingua del cavolo!" D'imporvviso si bloccò, il suo orgoglio uscì prepotente, e le impedì di fare un solo passo avanti. Guardò il bodyguard e gli disse "I can't I can't speak" lui la guardò e pensò che lei fosse un'idiota, "nel caso non te ne fossi resa conto è mezz'ora che vado avanti a parlare la tua stessa lingua, cavolo sei pure idiota oltre che brutta!" lei si disse che doveva essere davvero un idiota per non essere riuscita a comprendere che lui stava parlando nella sua lingua, ma questo non cambiava le cose lei non poteva parlare con lui, perchè lui non era il bodyguard e non conosceva la sua lingua. Così prese in mano la sua vita, e ritornò anche se solo in parte in sè e si rivolse al bodyguard dicendo "Carissimo, vedo che l'idiozia è una dote che hai acquisito anche tu insieme a me! No, perchè non credo che lui parli la mia lingua, quindi il problema persiste, e a meno che tu non sappia trovare una soluzione, non ne vale la pena portarmi da lui", il bodyguard più stizzito di prima si rivolse a lei "Se vuoi bambola posso farti io da traduttore! puahahahahah", lei si limitò a dire "se avrò bisogno del tuo aiuto te lo chiederò".
Entrarono entrambi in una stanza, e lei si rese conto subito che aveva costruito solo castelli per aria, infatti in quel salone, più che stanza, vi erano all'incirca altre 50 persone. A lei venne da ridere per essere stata così sciocca, stessa cosa al bodyguard, ma lui rise sul serio e disse " Con voi è sempre la stessa storia, vi credete che sia successo chissà cosa, sperate in chissà quale scintilla, e non riuscite a capire che a lui di voi non frega nulla!" Lei si domandò allora per quale motivo si trovava li, poi capì, che lui come tutte le star per conservarsi i fan così faceva foto con alcuni di essi, che erano accuratamente scelti tra la folla, e per accuratamente intendo a casaccio. A lei scoppiò una risata, e tutti si girarono, la guardarono male, non riusciva a fermarsi, e la risata stava diventando sempre di più uno sfogo nervoso, e mi pare ovvio che in quello stesso istante lui in tutta la sua maestosità fregandosene altamente di quante persone c'erano interruppe lo stupore della folla, ma non la risata di lei, che avendolo alle spalle non se ne rese conto. Quando si girò e lo vide, si sentì come una bambina beccata a rubare le caramelle dal punto più alto della credenza. Lui si passò la lingua tra le labbra, come per inumidirle, alzò le sopracciglia e disse "Chi è il primo?" e si alzò un boato, sembrava di essere alle poste, o ai sindacati quando è il momento di fare la dichiarazione dei redditi, tutti che si accavallano, tutti che urlano, "SONO IO! SONO IO IL PRIMO!", tutti tranne lei che si sorprese nel vedere che l'anima dell'uomo che aveva idolatrato per anni, era dello stesso colore degli occhi e infondò pensò che in ghiaccio fosse bello, ma solo nei cocktail quando è estate e fa caldo, così abbassò lo sguardo, con la delusione profonda di chi si è appena svegliato da un sogno e ritorna alla realtà. Ma lui non aveva ancora finito di sorprenderla. Lui si prese da bere, e bevve guardando tutte le pecorelle sbavare. Infine disse "iniziamo" stava li, con le mani in tasca, in tutta la sua statura, e gli occhi di lei vennero attratti da una circostanza che mai aveva immaginato "Ma che cavolo guardi!" si diceva tra sè e sè, "Ora finiscila prima che se ne accorga! Ma come fa ad accorgersene, se tutti lo stanno guardando? Beh non mi sembra un buon motivo!", alla fine un gruppo di ragazzette si mosse e si preparò per scattare una foto insieme a lui, una di quelle foto che ti rimane per il resto della vita, una di quelle che fai vedere fiero a parenti e amici, e una di quelle foto in cui quasi sicuramente sembrerai più cesso di quello che sei. Lei non voleva aspettare il suo turno, voleva smettere di sognare e andare via, lui nella maggior parte delle foto non faceva nemmeno la fatica di sorridere e indossava costantemente i suoi occhiali, anche se all'interno non c'era sole. Arrivò anche il suo turno e lui disse "non ti preoccupare ora li tolgo gli occhiali!" lei accennò un sorriso nervoso e lui si tolse gli occhiali, la strinse in un abbraccio parziale e le disse "Say cheese!" lui rise e lei rimase imbambolata, stordita, un tizio le fece vedere la foto, ormai era lei l'ultima, le altre ragazze erano già andate via, si rese conto di essere veramente un'oscentià in confronto a lui, era troppo grassa, troppo brutta, troppo tutto, "beh" si disse "quando ti affiancano alla perfezione, non puoi pretendere!" disse che anche se era venuta un mostro andava bene così e il tizio delle foto sussurrò "alla faccia dell'autostima! Povera te!".
Mentre lei stava per andare via con la foto stretta tra le mani, lui le disse "Sai, prima, la fuori, eri veramente disperata!" i battiti del suo cuore cessarono per un tempo che le sembrò infinito, quando poi si fece forza e gli rispose "pensarti vicino a me è stato devastante per la mia psiche." lui ribattè un "E perchè mai??", "beh, non saprei proprio come spiegartelo. Non credo nemmeno veramente di star parlando con te adesso!" rispose lei, "E perchè? Guarda che io sono reale! Sono qui, toccami se non ci credi!" e scoppiò a ridere, lei non ci trovava nulla di buffo, lui dall'alto della sua superiorità stava giocando come il gatto con il topo, e questo la disturbava e non poco, ma se si tratta di giocare, allora tutti devono fare il loro gioco, e solo alla fine si vedrà chi ne uscirà vincitore e chi sconfitto, così lei decise che se lui poteva fregarsene degli altri allora anche lei poteva, così gli si avvicinò a una spanna dal viso, i suoi occhi erano carichi di sfida, stava sicuramente pensando "Chissà fino a dove vorrà spingersi!" lei non si fece intimidire, e il carattere le uscì allo stesso modo di com'era sparito, lo fissò negli occhi gelidi, e si diede un pizzicotto dopodichè disse "questa è la realtà, mi dispiace solo di non avere una trottola per dimostrartelo, ma alla vecchia maniera si fa con i pizzicotti e se non mi sveglio significa che è reale e che anche tu lo sei" lui di tutta risposta disse "potrei essere anche un fantasma, toccami e constata tu stessa che sono reale!" e la sua risata risunò incessante nelle sue orecchie, lei si chiese che gioco stupido fosse e se faceva così con tutte e se soprattutto quel giorno aveva così tanto tempo da perdere, così disse "bene vuoi che ti tocco?" lui disse "Si" tra le risate, così lei si decise a toccarlo, gli prese la mano e la sfiorò, aveva già provato quella sensazione, poco prima, come di tempo che si blocca, di mondo che scompare e tutto sembra così sfocato.
Lui rimase stizzito, una ragazza gli voltava le spalle e se ne andava incurante di lui, come poteva essere possibile?
"Volevo solo vedere i suoi occhi, sentire l'odore che dà la sua pelle, sentire che profumo ha e metterlo nella cassaforte della mia mente e andarlo a ripescare ogni volta che ne ho voglia, ma non ho nessuna voglia di soffrire per un uomo troppo sicuro di sè che quando vuole una cosa se la prende e basta." pensò lei, infondo lui era così irresistibile, "se dovessi rappresentare una tentazione o un peccato raffigurerei lui" pensò e si trovò tutto ad un tratto nel vento gelido dell'inverno.


Scusate, se questo testo vi sembra abbastanza idiota come a me adesso, potete dirmelo chiaramente non mi offendo! :D
 
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Gretokia
view post Posted on 26/6/2012, 12:03




Eh so che vuol dire....
Bel capitolo ;3
 
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Fairy Autumn
view post Posted on 26/6/2012, 18:03




Ero certa che avresti capito. ;D
 
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Fairy Autumn
view post Posted on 16/10/2012, 20:44




CAP.2:

Il vuoto percorre la sua anima, il suo cuore smette di battere, tutte le sensazioni si aggrovigliano nelle sue viscere con il conseguente senso di malessere.
Uscita fuori dall'enorme salone la tristezza l'assale. "Ma che cazzo hai in testa? Ma porca puttana! Sempre a fare la preziosa!" la sua testa va in confusione e così tutto il resto del suo corpo.
Si incammina verso la direzione sbagliata, rendendosene conto dopo circa una ventina di minuti "Oh merda, dove cavolo mi trovo?" pensare non serve a nulla, si trova in una città estanea, e dove per forza chiedere informazioni, così ferma la prima persona che si trovava a passare su quel ponte <<scusi, mi sa dire dov'è corso Ferrara?>> chiede alla signora che avrà avuto una cinquantina d'anni sperando che fosse del posto
<<sorry, i don't know>> "ecco e ti pareva che l'unica straniera la beccavo io? Come al solito!" le rivolse un sorriso sconsolato fermandosi sbuffando sul ponte, i gomiti appoggiati sulla ringhiera e lo sguardo fisso sul fiume che scorre veloce sotto di lei, "vorrei sentirmi libera come quei gabbiani" i suoi occhi sognanti si perdono nel meraviglioso spettacolo della natura quando all'improvviso qualcuno le tocca una spalla, facendola sobbalzare per lo spavento
<<scusa>> dice una voce alle sue spalle
<<che cavolo per poco non ci rimanevo secca!>> risponde mentre si volta destanosi dai suoi pensieri "Oh cazzo ora si che ci rimango secca!" i suoi occhi incrociarono quelli blu e profondi di lui
"respira, respira" si ripete all'infinito, anche se ormai ha smesso di farlo
<<ciao>> il suo sorriso le fa mancare un battito "Oh no, non di nuovo!"
<<ciao>> risponde lei arrossendo e domandandosi che cosa voglia da lei
<<ti sei persa?>> domanda lui aprendo ancora di più i suoi occhi con un misto tra curiosità e gentilezza, lei sempre più imbarazzata distoglie lo sguardo e abbassa la testa
<<uhm, in effetti si, mi sono persa a guardare questo bellissimo paesaggio>> le sue mani tremano e il suo cuore batte all'impazzata
<<ho la macchina qui, posso accompagnarti io a casa>> "ahaha che bello scherzo, ci stavo quasi per credere" quando è vicina a lui niente ha più senso, il solo pensiero di stargli accanto è impossibile da sopportare
<<dico sul serio, dai andiamo>> il suo sorriso si amplia senza lasciare spazio a repliche, tutto intorno a lui si ferma quando sorride, perchè è così bello che anche il tempo si inchina, fermandosi.
Le sue mani le sfiorano delicatamente un braccio mentre le fa strada verso l'auto che è in moto sul ciglio della strada che attraversa il ponte.
Da gran cavaliere lui le apre la portiera e l'aiuta a salire, per poi farlo anche lui.
<<dove ti portiamo>> chiede con la sua solita gentilezza
<<io, devo andare in via Ferrara, ma davvero non è un problema, non è il caso che mi accompagni>> cerca di trovare una via di fuga per non dover sopportare oltre i suoi sguardi
<<non è un problema, come vedi c'è chi guida per me>> sorride mentre l'auto si inizia a muovere.
Per lei tutto si è bloccato, il battere del suo cuore, il suo respiro, ogni cosa è assurda e irreale. Lei non capisce più quello che sente, tutto è sparito, non c'è più il mondo, c'è solo lui, i suoi occhi, il suo sorriso che la sconvolge, e la fa sentire come se stesse finendo il mondo, "com'è possibile? Com'è possibile? Com'è in grado di fare tutto questo? Come può ghiacciare infuocando ogni cosa in me? Dio, non so nemmeno più cosa sto pensando" lui fa scivolare una mano sul suo ginocchio in un gesto amichevole ma sensuale e lei freme di paura e di amore
<<stai tranquilla, mi sembri agitata>> lui ride, ma a lei non riesce nessuna espressione, sembra imbalsamata e resta immobile per tutto il tempo
<<scusami ma non sono abituata a questo tipo di situazioni>>
Lei vuole solo tornare a casa, ricordarsi di lui, amarlo, si nel silenzio della sua stanza, al riparo dalla realtà dove può modificare ogni cosa a suo piacimento ed essere quella persona forte e magari si, anche sensuale, perchè no, dove può essere tutto quello che vuole, ma non li, non con lui, non adesso.
<<nemmeno io>> scherza lui
<<perchè mi hai accompagnata? Perchè ti interessi a me? Insomma chi ti dice che non sono una stalker, ma come ti è venuto in mente di darmi un passaggio?>> chiede lei, mentre milioni di domande affollano la sua mente e non le lasciano scampo. Lui ride sonoramente mentre lei lo guarda in modo serio e interrogativo
<<una scommessa, tutto qui>> "ahahahaha divertente." il suo volto ora è furioso, "ma che cazzo?"
<<ferma la macchina!>> dice pacata
<<dai, non te la prendere>> lei lo fulmina con lo sguardo e lui torna ad essere serio
<<di al tuo cazzo di autista di fermare questa cazzo di macchina!>> strilla lei mentre l'autista accosta
<<la parola cazzo non sta molto bene in bocca ad una donna>> gli occhi di lei sono carichi d'ira <<ma che razza di persona sei?>> chiede mentre la delusione e lo sconforto l'assalgono "idiota! cosa credevi? Sei proprio facile da infinocchiare!" il mondo collassa portandosi dietro tutto quello che restava della sua sanità mentale. "Io non voglio che mi fai niente del genere, voglio essere immune al tuo dannato fascino. Tu non sei niente, tu non vali niente" si ripete come un mantra
<<cosa ti aspettavi? Un principe azzurro?>> domanda lui con il suo tono irritante e sprezzante, mentre lei quasi disgustata scende dall'auto
<<fottiti!>> sbatte la portiera e si dirige verso l'Hotel che è dall'altra parte della strada.
 
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Dubhe_
view post Posted on 15/11/2012, 16:14




Letto tutto!
Allora, come capitoli non sono affatto male x essere la prima volta ò.ò
Secondo me l'unica cosa che manca è un po' la forma, occhio alle virgole, e alcune cose che potresti migliorare ^^

X il resto: lui è proprio stronzo ù.ù
E lei ha fatto bene a dirgli di fottersi ù.ù snob del cavolo XD
 
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Fairy Autumn
view post Posted on 24/1/2013, 19:41




CAP. 3 [ho aggiunto i nomi dei personaggi, per rendere più verosimile la storia, spero di essere migliorata almeno un pò] *Enjoying*

CAP. 3
Daydreamer Cap 3:



Varcata la soglia dell'Hotel con un peso sull'anima vagò verso la sua stanza, la numero 234.

Aveva solo bisogno di sdraiarsi e piangere, e ripensare a un sacco di cose, ma la prima che le venne in mente fu la sciocchezza che aveva fatto, insomma un occasione così non si butta dalla finestra no? Eppure lei lo aveva fatto, aveva dato retta al suo orgoglio prepotente e codarda si era dileguata, forse pensò perché infondo la paura era più forte dell'amore. Riguardò la foto che le avevano scattato, si vide insieme a lui, e capì all'istante il perché di tutta quella situazione. Nessuno poteva essere alla sua altezza, figuriamoci se lei poteva. Ecco come si sentiva, non doveva avvicinarsi a lui, si sentiva così indegna. Ma com'è possibile pensò, alla fine anche io sono una persona, ho due occhi, due orecchie, una bocca e tutto il resto, perché mai non dovrei riuscire a tenere testa ad uno come lui? e subito dopo pensò, le mie mani non sono abbastanza delicate, i miei occhi non sono abbastanza belli, i miei capelli non sono sufficientemente curati, io, non sono abbastanza, ne dentro ne fuori, per lui e non lo sarò mai. Siamo troppo diversi. Infinitamente diversi. E si addormentò tra le lacrime.

Lui non l'avrebbe mai cercata. Lui l'avrebbe mai voluta, non l'avrebbe mai guardata. "Ecco la fine, la fine di questa storia, finalmente una fine vera, reale, realistica, nessuna favola, nessuna magia, niente di niente, perché è così che finiscono le vere storie della nostra vita. Una merda, per chi come me, sogna, pensa, desidera, con ogni battito del suo cuore e ogni istante della sua vita qualcosa di cui è consapevole che mai, e poi mai, potrà avere" pensò a quanto fosse incredibile il cervello umano, che non si spegne nemmeno quando dormi, che nemmeno nel sonno ti lascia in pace, si girò e rigirò nel letto fino all'alba.


La mattina seguente si svegliò nel morbido letto dell'hotel, ancora in preda allo sconforto, ma più speranzosa della sera seguente, con motivazioni più forti, o forse semplicemente più convincenti.

Alzarsi dal letto comporta sempre una cetra fatica e come ogni mattina si diresse verso il bagno, si osservò nello specchio e sorrise, i capelli, arruffati e il trucco sbavato, colpevole la notte passata a piangere "tu, sei una persona forte, nessuno, dico nessuno potrà mai ferirti se tu non vorrai. Basta solo autoconvincersi di questo" annuì con la testa mentre una lacrima scivolò sul suo viso.

"avrei forse preferito non scoprire che tipo era, ma continuare ad immaginarlo come un ragazzo normale, non uno stupido montato" si osservò ancora per qualche istante nello specchio, poi decise che era meglio prepararsi, "Esci da questa cazzo di suite e torna a casa!"

Afferrò dall'armadio sterile solito delle camere d'albergo un paio di jeans e una maglietta e li indossò, infilando il resto dei suoi vestiti nel borsone nero, che sempre l'aveva accompagnata nei suoi viaggi, ormai logorato dal tempo, uscì dalla suite e si diresse verso la reception.

Arrivò davanti al bancone enorme in mogano scuro il ragazzo le sorrise cordialmente lei si avvicinò con sguardo basso

<<il conto, grazie>> sussurrò

<<sono 80 euro>> disse con voce molto profonda per la sua età il giovane ragazzo

<<ecco>> estrasse da una delle tante tasche del borsone la sua carta di credito ormai quasi vuota e la porse al ragazzo con estrema amarezza

<<grazie mille>> rispose lui restituendole la carta con un sorriso di troppo

<<ah, signorina Mallorie, mi stavo dimenticando, questa mattina hanno lasciato un messaggio per lei>> disse il receptionist cercando di sembrare il più dispiaciuto possibile porgendole il biglietto

<<chi lo ha lasciato?>> domandò Mallorie con tono di accusa, voleva rimproverarlo forse di aver lasciato per ultimo una così importante notizia, il ragazzo alzò lievemente le spalle per scusarsi e mostrò alla ragazza un dolce sorriso

<<era un uomo, sulla trentina, alto. Portava un cappellino da baseball, non sono riuscito a vederlo molto bene, in effetti>> le rispose con forse eccessiva enfasi il ragazzo, lei si limitò ad un gesto della mano ed uscì, noncurante da quell'Hotel che le era costato molto di più di una giornata di lavoro.

-Vorrei scusarmi per il comportamento di ieri, se me lo permetti. Questa sera. Davanti all'Hotel Five, alle 21.00, Dominic- sorrise leggermente, infondo era ben consapevole del piacere che provoca una notizia del genere, si rigirò il biglietto tra le dita un altro paio di volte, lo avvicinò al naso sperando di non essere vista da nessuno, per sentire se ci fosse il suo profumo, o tracce di esso, poi sempre sorridendo ritornò all'interno dell'Hotel quasi gioiosa, il ragazzo la osservò stupito, con il volto colmo di domande, ma si limitò a sorriderle di rimando appena lei si affiancò al bancone.

<<ci rincontriamo!>> esclamò il receptionist, Mallorie arrossendo lievemente, distolse lo sguardo dagli occhi nocciola del ragazzo per portarli sulle sue mani, non amava guardare le persone negli occhi, aveva paura che loro potessero scoprire quello che cercava disperatamente di celare

<<si, avrei bisogno della camera ancora per questa notte>> disse alzando lo sguardo per incontrare il volto del ragazzo, Bran, diceva la targhetta, non ci aveva ancora fatto caso.

<<mi dispiace. Ma è subentrata l'altra prenotazione, mi dispiace ma non posso proprio aiutarla>> rispose dolcemente Bran

<<non avete un'altra stanza?>> chiese con tono di voce quasi implorante

<<no, come le ho detto le prenotazioni vengono fatte in anticipo, in base alle date>> la osservò per un paio di minuti, con sguardo triste, lei si limitò ad alzare le spalle e sorridere amaramente, per dirigersi poi, una seconda volta verso l'uscita.

"Ma che sto facendo? Non posso fermarmi. Non posso. Non voglio dargli la possibilità di prendermi in giro per una seconda volta" pensò osservando la gente andare avanti e indietro per le strade di Cannes.

Si mise a tracolla il suo borsone nero sgualcito e si diresse verso uno dei tanti caffè di cui era fornita la città, forse avrebbe potuto restare, pensò.

Si diresse verso il centro, affiancando la banchina e osservando il magico luccicare del sole sul mare che si rifletteva sugli enormi yacht che erano parcheggiati nel porto, facendola sentire ancora una volta fuori luogo.

Vide dal bordo della strada un'enorme caffè che faceva da angolo ad un sontuoso palazzo stile barocco, i tavolini davano sulla strada, bizzarri ombrelloni gialli e verdi riparavano i clienti del caffè dal forte sole di quella mattinata.

Entrò e all'istante capì che quel caffè era molto di più di quello che lei avrebbe potuto permettersi, ma ormai vi era entrata e non aveva il coraggio di uscire per darsela a gambe, si avvicinò al bancone ed ordinò con enorme imbarazzo un caffè macchiato, com'era solito prenderlo al mattino, l'odore del caffè gli ricordava casa, gli ricordava la sua famiglia e le loro colazioni insieme, anche se tutti erano sempre di fretta riuscivano a trovare cinque minuti per augurarsi buona giornata e bere un caffè insieme.

Si sistemò in uno dei tavoli all'interno, dove faceva più fresco e attese il cameriere, osservando le persone che la circondavano chiacchierare e ridere e si sentì sola, come non mai.

Il cameriere arrivò dopo poco e le porse la tazza da caffè in ceramica colorata, con delicatezza e charme "Questa tazzina costa più della mia macchina" pensò lei sorridendo imbarazzata, afferrò lo scontrino che il cameriere aveva lasciato sul tavolo -Cinque euro- lesse, "ma questa è una rapina legalizzata! Spero almeno che li valga!" pensò limitandosi a sorseggiare il suo caffè facendo molta attenzione a non rompere, nè urtare in alcun modo la splendida tazzina.

Finito il caffè si concesse altri dieci minuti per rilassarsi e riflettere su cosa fare. Ripensò a lui, ormai era l'unico suo pensiero fisso, da quando l'aveva visto la prima volta, non faceva altro che pensare a lui. Aveva cambiato città, aveva viaggiato, sempre e solo con la speranza nel cuore di poterlo un giorno incontrare ed in effetti il destino era stato molto generoso con lei, non solo l'aveva incontrato, ci aveva parlato, gli si era seduta accanto ed avevano anche fatto una foto insieme, certo, tutto sarebbe stato bellissimo se si fosse decisa a trascurare gli aspetti negativi, la sua arroganza, la sua sfacciataggine, per non parlare del suo modo di comportarsi, da vero e proprio cafone. Ed ecco che gli ritornò la rabbia, in un solo istante pensò a quanto fosse stupido quello che stava facendo e quello che già aveva fatto per lui.

Si alzò dalla comoda sedia in mogano e si diresse verso il bancone in ebano dove una cameriera vestita con un uniforme impeccabile le sorrise, lei le porse il biglietto e si limitò a pagare il conto ed uscire, senza aprire bocca, dopotutto il francese era una lingua che odiava, tutte quelle stupide moine la facevano sentire un'idiota ruffiana.

Quando uscì per poco non andò a sbattere contro uno dei tanti tavolini che vi erano all'esterno, la coppia seduta la fulminò con uno sguardo, lei sorrise e cercò di scusarsi, in un francese davvero pessimo.

Allontanatasi da quel pericolo che rappresentava per lei quel caffè si fermò ad osservare il mare "e adesso cosa dovrei fare fino alle nove di stasera?" si chiese sbuffando leggermente "potrei innanzitutto cercare un albergo dove dormire! Mi sembra una cosa importante!" si diresse con passo svelto verso la periferia, se al centro la maggior parte degli Hotel erano a quattro stelle sicuramente spostandosi un pò più all'interno avrebbe trovato una pensioncina, magari un ostello economico e che non fosse al completo.

Dopo aver girato tutto il giorno l'unico Albergo che era riuscita a trovare distava più di un'ora a piedi dal centro della città, era vecchio, sporco e maltenuto, perdipiù la titolare era una signora anziana che non riusciva a sentire bene e che aveva perso gran parte delle facoltà mentali, così scoraggiata si diresse verso l'Hotel Five, vestita in jeans e t-shirt nera cosa che sicuramente le avrebbe procurato non pochi problemi nell'entrarvici.

Guardò l'ora erano già le nove meno un quarto, aumentò il passo con il terrore nello stomaco di arrivare in ritardo all'appuntamento più importante della sua vita, o perlomeno con la persona più importante della sua vita.

Arrivò difronte all'Hotel a cinque stelle alle nove e un quarto, con il viso ricoperto da goccioline di sudore. Appena varcò la soglia si rese conto che quel mondo non le apparteneva, le guance le si colorarono di un rosso rubino, quando si accorse che l'Albergo aveva addirittura un usciere che apriva e chiudeva la porta a tutti coloro che entravano o uscivano.

Si osservò in uno degli enormi specchi che erano sulle pareti della sala e si sistemò i capelli alla meglio, asciugò le goccioline di sudore con un fazzoletto di carta e tirò un grosso respiro di sollievo e attese.

Un uomo sulla cinquantina le si avvicinò, indossava un abito di sartoria nero e una camicia bianca, sulla giacca era appuntata una spilla, -Jérémy Renoir, Directeur Général- i capelli brizzolati accuratamente pettinati e la sua camminata decisa, si affiancò a Mallorie con sguardo serio e austero

<<desidera?>> disse in un perfetto francese che quasi le fece storcere il naso,

<<avrei un appuntamento. Con il signor Dominic Reacher>> rispose Mallorie in un francese italianizzato sorridendo controvoglia

<<prego, mi segua>> la invitò Jérémy scrutandola con ostilità dalla testa ai piedi.

Entrarono in un'enorme sala ghermita di lampadari con gocce di cristallo, tavoli in un materiale nero lucido, che conferiva al tutto una modernità all'interno della classicità dell'edificio, in fondo un banco bar lungo almeno quattro metri, con alcolici di tutte le qualità alle spalle.

Un pianoforte a corda nero era posto nell'angolo sinistro della stanza, che conferiva un'aria ancora più sontuosa al tutto.

<<si segga qui ed attenda>> disse Jérémy con freddezza indicando uno dei tanti tavolini neri, Mallorie si accomodò cercando di sembrare indifferente all'ambiente, ma era visibilmente imbarazzata, inoltre il suo l'abbigliamento non era all'altezza della situazione, per non parlare del borsone nero sgualcito che si portava dietro da tutta la giornata, incrociò le dita e pregò la sua buona stella che non fosse tutto un suo scherzo.

Taburellò con le dita per un tempo che le sembrava infinito su quel bellissimo tavolo nero, seduta su una bellissima sedia altrettanto nera e guardò l'orologio, erano già un quarto alle dieci e di lui nemmeno l'ombra. La tensione iniziò a scorrerle nelle vene, il tamburellare si accompagnò al battere ritmato della gamba destra, quando lui entrò.

Tutto il mondo sparì, per un millesimo di secondo. Solo lui, la sua camminata particolare, il suo sorriso, i suoi occhi, per un attimo le mancò il fiato nei polmoni e respirò a vuoto.

Aveva i capelli biondi perfettamente pettinati all'indietro, gli occhi azzurri scintillanti, indossava un abito cucito su misura, giacca e pantalone nero, camicia bianca e cravatta nera.

Le si avvicinò per stringerle la mano e lei rimase a bocca aperta, senza emettere un solo suono e senza muoversi dalla sua seduta, completamente congelata e sconvolta, il cuore a mille nel petto e dentro lo stomaco uno stormo di pipistrelli danzanti, non sicuramente farfalle.

<<ciao!>> esclamò lui, scrutandola dalla testa ai piedi sorridendo dolcemente "sembra un'altra persona" pensò lei porgendogli infine la mano

<<ciao>> sussurrò flebile la sua voce mentre le si rompeva in gola, lui si accomodò sulla sedia difronte a Mallorie e la guardò intensamente negli occhi, come solo una persona sicura di sè può fare, lei distolse lo sguardo immediatamente e si passo una mano tra i capelli imbarazzata

<<mi dispiace per quello che è successo in auto. Io non sono così>> disse lui cercando il volto della ragazza nascosto sotto i lunghi capelli arruffati

<<e' bello giocare con i sentimenti delle persone, anche questa è una delle tue tante fortune!>> esclamò lei con sarcasmo senza mai distogliere gli occhi dai suoi, così intensi e gelidi, tutto intorno a lei prese luce, si mosse di una nuova convinzione sagace e bizzarra, si ripetè cosa doveva provare, cosa doveva sentire, nell'essere rispettato da tutti, voluto da tutti

<<mi dispiace, te l'ho già detto!>> sentenziò lui con le sue labbra perfette in un tono di voce altrettanto disgustosamente perfetto, all'improvviso lei si rese conto che non voleva restare li, dove per giunta era più vulnerabile, voleva solo andare a casa, cercando di dimenticare tutto, ma probabilmente se sarebbe stato inutile anche solo tentare.

Si alzò di scatto dalla sedia e diresse verso l'uscita, senza dire nulla e senza scusarsi, con lui che per altro era riuscito a farla soffrire in modo così intenso ed acuto da voler preferire la morte.

Uscì a passo svelto seguita a ruota da lui, meravigliato dal suo stesso comportamento, non era solito, infatti per un uomo della sua bellezza dover inseguire donne così insignificanti come lei, di solito tutte le migliori gli cadevano ai piedi.

Una volta fuori prese un'intensa boccata d'aria pura e chiamò a gran voce un taxi, lui comparì nello stesso istante accanto a lei, la afferrò per un braccio impedendogli di salire in auto

<<perdonami ti prego>> il suo sguardo manifestava tutto, tranne quello che in realtà lui era realmente, era quasi come se fosse costruito, come se tutto fosse preparato, in modo da non risultare mai spontaneo, lei si divincolò dalla sua presa e salì in auto senza degnarlo di una sola parola, stessa cosa fece lui e si ritrovarono entrambi, quella sera, chi incazzato, chi strafottente, dentro quel taxi, che gli avrebbe cambiato la vita.

Edited by Fairy Autumn - 26/1/2013, 22:35
 
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